mercoledì 30 marzo 2011

Reading collettivo "Ad aprile sbocciano libri"









L’Associazione Smasher e il suo gruppo editoriale Edizioni Smasher organizzano il secondo Reading colletivo, dal titolo, Ad aprile sbocciano libri.
Il prossimo 2 aprile, a partire dalle ore 18.00,  alcuni Autori delle Edizioni Smasher incontreranno i lettori e leggeranno alcune parti della propria Opera.
L’incontro si terrà nella Libreria Bocù di Verona (Vicolo Samaritana, Galleria Mazzini, n. 1/b). L’ingresso è libero.

Oltre a dare ulteriore visibilità alle Opere dei nostri Autori, lo scopo dell’evento è promuovere la cultura e la lettura in un periodo così difficile per il mondo editoriale. Il Reading è “nomade”, nel senso che si muoverà in diverse città d’Italia e non sarà partecipato sempre dagli stessi Autori.
Ricordiamo che il primo si è tenuto a Livorno, nella splendida cornice del Teatro Lazzeri della Libreria Edison, lo scorso 15 dicembre 2010, ed è stato organizzato con il fondamentale supporto di Santo Di Pasquale e Salvatrice Vilardi.

Gli Autori che saranno presenti a Verona sono i seguenti: Paola Amerio (con il Romanzo “Lola F”), Fabio Bosco (con la Silloge “Sempre in bilico” e la promozione della sua prossima pubblicazione), Enzo Campi (con il poemetto “Ipotesi corpo” e la promozione della sua prossima pubblicazione), Giovanni Canzoneri (con i Racconti “Conti Zafarani”), Giulia Carmen Fasolo (con il Libello “Da vicino nessuno è normale”), Fabio Ognibene (con il Romanzo “Ancora domani”), Jacopo Ninni (con la promozione della sua prossima pubblicazione), Antonella Taravella (con “Vertigini scomposte” e “Sbocciata nelle viscere”), e infine Ed Warner (con la Silloge “Un giorno perfetto”).

Il Direttore Artistico dell’evento è Antonella Taravella, Autrice e socia della Smasher.
Il Coordinamento è a cura di Giulia Carmen Fasolo, Presidente della Smasher.

venerdì 25 marzo 2011

Dal sito Autori per il Giappone


Salvina Vilardi – La Bara

Quando morirò voglio essere messa nella bara di ciliegio, quella con il basso rilievo dell’Ultima Cena. Mi raccomando, Crocifissa, non sbagliare!
-Calcedonio e chi ti dice che tu morirai prima di me? Può essere che io, muoia prima di te!
-E sì, sì, se muori tu prima di me cosa vuoi che faccia per te?
-Intanto vorrei che mi mettessi il tailleur nero, quello che ho indossato al matrimonio di Maddalena.
-Ma, Maddalena si è sposata dieci anni fa, ti starà ancora?
-Mi starà, mi starà e se arrivo a morire vuol dire che mi sono ammalata gravemente e, se sono gravemente ammalata, non mangerò e perciò dimagrirò tanto e allora mi starà, mi starà. Poi voglio la veletta nera quella che mi metto la domenica mattina per andare a messa e la corona del rosario, quella di vetro che mi ha regalato la zia Letterina, va bene?
-Sta bene, Crocifissa e la cassa, quale?
-La cassa vorrei che fosse quella in legno massello con la Madonna Addolorata e la corona di spine e i manici bronzati.
-Va bene, Crocifissa, sarà fatto.
-Ah, mi scordavo: le calze, le calze devono essere nere velate anzi velatissime, perché con il tailleur ci vogliono quelle e senti una cosa Calcedonio, però non farne parola con nessuno, mi potresti mettere un po’ di cipria dopo che muoio? Sai com’è, per sembrare più sistemata.
-Va bene, va bene! Però queste cose, Crocifissa, li dovresti tenere in vista, perché se fra cento anni dovesse capitare una cosa del genere io non posso certo mettermi a cercare nel guardaroba il tailleur, le calze, e la veletta!
-Va bene, Calcedonio, sarà fatto.
-E senti, le mani non le vorrei messe sul petto come un angiolo, ma le vorrei giunte, va bene?
-Sta bene, Crocifissa, sta bene.
-Poi vorrei che la Santa Messa la celebrasse padre Gattuso e non quello nuovo. Quello è troppo giovane e non mi lascia contenta. Padre Mirabile invece è troppo sbrigativo. E mi raccomando la musica, la banda deve esserci e deve suonare la marcia Fiore che non marcisce e poi, Calcedonio, fai un’altra cosa: portati un lapis e segnati chi viene e chi no al mio funerale.
I coniugi Messina erano molto anziani e nella loro lunga e onorata carriera di cassamortari avevano visto morire un bel po’ di gente a Parìa: nobili, poveri, ricchi, donne, bambini e tantissimi anziani. Questi erano i discorsi allegri che i coniugi Messina facevano a tavola nell’ora di pranzo mentre tranquillamente mangiavano.
-Certo, Calcedonio, siamo in agosto ed è bassa stagione, le persone sentono caldo, ma non muoiono…

sabato 12 marzo 2011

Gara d'appalto

Gavino cominciò così a corteggiare Gisella, ma non fu semplice avvicinarla, poiché ogni donna ha le sue pretese e lei era una di quelle che pretendeva tanto... Il Melis si adattò alle condizioni dettate da Gisella, uscivano tutte le sere a passeggiare, ma in compagnia del fratello Carlo di tredici anni, andavano anche a qualche festa in casa, ma sempre con Carlo dietro. Con orgoglio Gisella portava a spasso il suo trofeo di caccia. La signorina Agostina, persona di chiesa, una mattina la chiamò e la mise in guardia dicendole:
-Tutti gli uomini sono traditori, si levano il capriccio e poi ti lasciano, belli e soddisfatti. Stai attenta, se no ti finisce come a Marianna Laudani e il paese è piccolo e rischi di rimanere sulla pancia a tua madre.
-Signorina Agostina, ma voi state scambiando l’oro con il piombo, io femmina onesta sono!
-Ah, sì? Per questo l’altra sera ti hanno vista che ti baciavi con il militare sotto casa tua? E’ vero che i baci non fanno pertugi, ma fai mettere il tuo nome sulla bocca di tutti, non è un disonore per tua madre?
Gisella si vide scoperta, chi poteva averla scorta in quell’unico momento di effusione lontano dall’occhio vigile di Carlo?
-Signorina Agostina, in questo paese la gente è maligna.
-No bedda, la genti è veru jè maligna, ma nenti fari ca nenti si sapi! Ascolta una che è nata prima di te. Metti il giovanotto con le spalle al muro e fidanzatevi ufficialmente. Le femmine oneste così fanno e non vergogne per la strada...
Scusami se ti dico queste cose, ma è solo per il tuo bene. La fimmina nun po’ jessiri cuamu na’ cantunera, ca’ ogni cani ca’ passa ci piscia!