martedì 23 novembre 2010

La primavera di Palma - un omaggio a Castroreale

Nel panorama letterario castrense va a buon diritto inserita Salvina Vilardi, una scrittrice castrense d'adozione, non solo per ragioni anagrafiche di recente acquisizione, ma anche per il forte legame affettivo che ormai da alcuni anni ha instaurato con la nostra cittadina. Di questo legame è indubbiamente frutto la seconda fatica letteraria della Vilardi, il romanzo "La primavera di Palma", pubblicato nel marzo scorso dalle Edizioni Smasher (pp. 126, Euro 10.00).
La zia Palma è protagonista e voce narrante del romanzo, le cui vicende offrono un quadro efficace e dettagliato di vita popolare siciliana nel decennio che precede lo scoppio della seconda guerra mondiale. L'arco temporale non deve però considerarsi delimitato, dal momento che non mancano richiami circostanziati al passato o veri e propri flashes retrospettivi. I colori del racconto risentono chiaramente delle aspirazioni neorealiste dell'autrice, che riesce a cogliere i tratti più squisitamente popolari della mentalità dei numerosi personaggi e dell'ambiente in cui si muovono.
Le vicende narrate potrebbero appartenere ad un piccolo centro qualsiasi della Sicilia, ma la scrittrice ha deliberatamente compiuto la scelta di ubicarle in Castroreale, giocando abilmente con i riferimenti storici, religiosi, folcloristici e anche toponomastici necessari per identificare il luogo in cui immagina che esse siano avvenute, creando in questo modo lo sfondo e la cornice del suo quadro. Castroreale con le sue stradine,, con le sue chiese, la sua edilizia, le sue contrade e, allargando l'orizzonte, le sue colline, il suo territorio e i paesi vicini, diventa il centro di un piccolo universo facilmente riconoscibile, nel quale, in linea con l'interesse predominante del romanzo, i richiami strettamente storici cedono il passo alle tradizioni popolari, anche le più fantasiose.
Di questo mi piace ricordare espressamente la tradizione religiosa del Cristo Lungo, la cui origine, storicamente risalente ai primi anni del Cinquecento, viene dall'autrice ricondotta alla tradizione popolare, di cui è interprete il nonno Nino, e collegata, con qualche sostituzione nell'onomastica dei miracolati alla prodigiosa liberazione di Castroreale dal colera del 1854...().
La vena narrativa garbata e il linguaggio scorrevole rendono gradevole e coinvolgente la lettura di questo lungo e articolato romanzo, concepito come un omaggio tributato dall'autrice a Castroreale e come dono affettuoso offerto al marito...().

Tratto da "Artemisia news", periodico di attualità - storia - cultura - società - Anno IX - N° 2, organo ufficiale della Pro Loco Artemisia Castroreale

Nessun commento:

Posta un commento