martedì 23 novembre 2010

A proposito de "La primavera di Palma"

Dopo una breve pausa (dovevo mettermi in pari, o quasi, con tutti i libri che mi sono stati gentilmente messi a disposizione) eccoci ritornati a “Letto e Bloggato” rubrica in continua crescita, cosa di cui ringrazio tutti voi lettori e, naturalmente, i bravi autori che, con piacere, ospito.
Questa volta parliamo de “La primavera di Palma” secondo libro (dopo “Gli occhi e il cuore“) dell’autrice Salvatrice Vilardi edito presso la casa editrice Edizioni Smasher.
Dalla Prefazione:
In questo secondo romanzo, la scrittrice Salvina Vilardi ci presenta uno spaccato della Sicilia a cavallo tra gli anni ’30 e ’40, raccontato attraverso le parole della zia Palma, che sgrana, capitolo dopo capitolo, come in un rosario, i trascorsi fondamentali avvenuti all’interno della sua famiglia: le nascite, le gioie, i matrimoni, i dolori e i lutti, non mancando di presentare uno spaccato reale della Sicilia di allora, piena di povertà e miseria.
Pur mutando il luogo e il nome dei suoi personaggi, tutto permane magicamente invariato, un setting e una trama che potrebbero svolgersi in un qualsiasi paese del meridione di quel periodo, dove i palpiti del cuore, gli avvenimenti, le emozioni e i sentimenti, resistono alle avversità, come costanti universali intatte: proprio come la voce e il fare rassicurante di zia Palma che accompagna l’intero romanzo!
Alcuni pensano che le storie che da millenni ci raccontiamo, prima intorno ai fuochi da campo ora scritte su carta o digitalizzate su ebook, siano sempre più o meno le stesse. Insomma, gli stessi ingredienti ma cucinati in maniera diversa. Forse è vero ma, a dirla tutta, la cosa non mi preoccupa o sconvolge più di tanto. Se è vero che per avere un buon libro servono “ingredienti” freschi e una giusta quantità di condimenti è pur vero che quello che fa la differenza è proprio il cuoco. Dieci scrittori diversi potranno raccontarvi la stessa identica storia in dieci modi diversi ed è questo quello che amo dei libri. La loro familiare unicità.
Leggendo “La primavera di Palma” ho avuto la fortissima sensazione di essere tornata a casa. Io moderna piemontese che non ha mai messo piede (vedrò di rimediare, lo prometto) in Sicilia mi sono riconosciuta come non mai in questa storia di amore, umiltà, coraggio e passione ambientata nella Sicilia rurale degli anni ’30 e ’40.
Merito di un’autrice capace di coinvolgere il lettore così profondamente da far cadere tutte le barriere (geografiche o temporali che siano) dell’immaginazione. Scritto in maniera fluida, “La primavera di Palma” parla direttamente al cuore del lettore, senza altisonanti sovrastrutture. Il lettore avverte, pagina dopo pagina, i profumi, i colori, i piccoli riti quotidiani che scandiscono la vita di una famiglia unita dall’amore e dall’orgoglio della propria identità. L’attaccamento al decoro, alla terra natia si traducono in un amalgama perfetta con la ricerca da parte della protagonista di un’ agognata libertà individuale. Evitando la facile via del melodramma, “La primavera di Palma” diviene un viaggio nella riscoperta del valore della memoria e dell’unicità della vita nella sua condivisione con gli altri. Un libro che apre il cuore.
E ora l’Intervista all’autrice:
Parlaci un po’ di te.
Scrivo per passione da molto tempo, ma solo negli ultimi anni mi sono decisa a pubblicare “ i libri nel che da un po’ si trovavano chiusi nel cassetto”
Ovviamente non è stato facile, sappiamo tutti che per un esordiente è un percorso ad ostacoli.Sono un’operaia, moglie e madre di tre bambini, mi piace la pittura e mi diletto, bimbi permettendo, a realizzare quadri e creazioni artistiche in genere.
Quale è stato il tuo primo approccio alla scrittura? Come è nata e cresciuta questa passione in te?
Non ricordo con precisione, perché da quando scrivo ho semplicemente seguito i moti del mio animo, quindi tutto mi è venuto naturale, come se avessi da sempre scritto. Non ho fatto altro che riversare su fogli bianchi sensazioni, sentimenti, ricordi, descrizioni che avevano solo bisogno di essere evidenziati.
La primavera di Palma non è il tuo primo libro. In che modo ti approcci allo scrivere? E’ stato più facile cimentarti con questo nuovo progetto o le difficoltà dello scrivere un libro non sono cambiate poi molto dal tuo libro d’esordio?
Ne “Gli occhi e il cuore”, il mio primo libro, parlo di me stessa e di quanto ho vissuto nei miei dolorosi anni trascorsi in un orfanotrofio, in seguito alla morte di mia madre. Certo è una storia che mi appartiene intimamente.  Non ho avuto difficoltà ad ordire la trama.
Ne “La primavera di Palma” la trama è più articolata, pur mantenendo lo stesso stile che vorrei caratterizzasse ogni mia opera: semplicità di scrittura, coinvolgimento nella trama linguaggio diretto.
Ne La primavera di Palma, oltre alle vicende familiari, è protagonista anche la Sicilia, con i suoi intensi sapori e odori. A chi e a quali luoghi ti sei ispirata in particolare per scrivere il libro?
Mi sono ispirata a “ricordi di racconti” di persone anziane. Il luoghi sono quelli della mia Sicilia, dove ho trascorso buona parte della mia infanzia e adolescenza.
Palma è un personaggio forte, ricco di passione e di sfaccettature. Quale è stata la sua genesi?
Palma per me è un’eroina, perché ha la capacità di convertire il dolore e la sofferenza in amore e gioia di vivere, anche se ha dovuto fare violenza a sé stessa, facendo delle rinunce importanti riesce ad essere una donna interiormente libera.

Cosa ti piacerebbe che i lettori ricordassero e, magari, imparassero da La primavera di Palma?

Vorrei che ricordassero il consiglio che Palma dà alla nipote Romina quando le dice di non avere barriere e pregiudizi culturali e mentali.
Conta per uno scrittore saper vendere il proprio libro o ritieni che basti lasciar parlare il proprio lavoro? Quanto deve sgomitare un autore?
Per me autrice conta lasciar parlare il libro che se è di qualità si farà strada da solo. E’ vero comunque che le difficoltà che incontra un autore emergente, pubblicato da un piccola casa editrice, rallentano la possibile potenzialità del libro.
A quali tre regole fondamentali credi sia indispensabile attenersi per scrivere bene?
Come già detto: semplicità di scrittura (che non vuol dire banalità), linguaggio diretto, coinvolgimento del lettore (che in qualche modo si riconosce nei personaggi o nelle situazioni narrate).
Quale libro hai sul comodino e di quale autore non potresti mai fare a meno?
Due libri: “La Bibbia” e “Smile please” di Jean Rhys (che leggo e rileggo spesso).

Qualche progetto in lavorazione di cui, magari, vuoi darci un assaggio?

Nel prossimo libro racconterò una storia vera: la conflittualità che c’è tra una madre e il figlio e di una profonda amicizia tra un ragazzo e una persona di mezza età il tutto condito da buon umore e ilarità.
Invitandovi sempre a non perdere il prossimo appuntamento con Letto e Bloggato, vi saluto e vi auguro Buona Lettura ;)

dal Blog Pane e Paradossi
liberi stati in Libere menti
www.paneeparadossi.netsons.org

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