martedì 23 novembre 2010

La primavera di Palma


Bastano le parole “amore”, “tradizione” e “destino” a far da chiave a questo libro: l’amore di zia Palma per Silvestro, un uomo onesto, ma figlio di un pocodibuono, un amore “quindi” contrastato dalla famiglia di lei, un amore tanto forte da resistere sino alla fine, nonostante il non coronamento; le tradizioni legate alla famiglia, all’onore, alla società rurale: “quando vivi in un piccolo paese, devi rendere conto alla gente”; il destino, un destino accompagnato dalla peculiare e atavica rassegnazione che caratterizzava i personaggi del meridione, i quali però fanno nel romanzo da contro altare alla caparbietà di zia Palma.
   Ma il romanzo testimonia, nonostante la mancata realizzazione del sogno amoroso di Palma, la volontà della nuova Sicilia, del nuovo meridione, che, pian piano, tenta di scrollarsi di dosso quest’aurea fatalistica, anche se poi è per scelta, è per costrizione sociale che il sogno di Palma non si avvererà mai: Zia Palma cerca di ribellarsi alle costrizioni sociali, difendendo la propria identità e il suo sentimento. Il suo comportamento subisce così dapprima una dicotomia: in pubblico e a casa figlia modello e tradizionale, donna libera invece nel nascondimento, nascondimento che cela gli incontri amorosi con Silvestro e la sua oramai ferma intenzione di rendere pubblica questa relazione. Ma, a causa di avvenimenti nefasti che colpiscono la sua famiglia, Palma si ritroverà ancora una volta a decidere tra sentimenti e doveri…
   Un romanzo avvincente, che cattura sino alla fine, con una tecnica descrittiva trascinate, che rapisce il lettore e lo immerge in un mondo, quello della zia Palma, dove le emozioni, gli odori, gli umori, i paesaggi e i personaggi diventano talmente reali, da essere quasi tangibili al lettore.



  


















































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